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Bardana per uso esterno contro l'acne

La bardana fresca dà ottimi risultati in breve tempo in molti casi di acne resistente e foruncoli sottopelle. Con le stesse modalità si utilizza anche per l'herpes labiale e altre affezioni della pelle.

 

1 ottobre 2012

 

Salve, sono la mamma di un ragazzo di16 anni con pelle un pò problematica. Ha punti neri sul naso e foruncoli sotto pelle sulle guance che talvolta si infiammano poi regrediscono ma senza sparire del tutto.Da alcuni giorni gli è spuntato un foruncolo sul naso molto gonfio e rosso, che non accenna a regredire a seccarsi o a cambiare di colore. Ho provato gocce oe di tea tree, maschera di argilla verde con oe di tea tree, lavanda e menta, senza risultati. Quale rimedio mi consiglia sia per l'emergenza brufolo che per il trattamento dell'acne cistica di grado lieve?



Per combattere e prevenire il problema generale di suo figlio penso che la bardana fresca potrebbe essere la soluzione migliore. E’ un po’ complicato ma credo che ne valga la pena. Per semplificare le cose può procedere come illustro di seguito.
Occorre prima di tutto procurarsi foglie di bardana fresca, perché secca perde molte delle sue proprietà. La conosce? E’ la pianta che produce queli fiori a riccio, dailla sommità violetta, con aculei morbidi ma dotati di minuscoli uncini, che i ragazzi si tirano per gioco perché si attaccano agli indumenti. Se ne trova un po’ dappertutto, anche negli incolti di città, e le foglie sono riconoscibilissime perché gigantesche, tanto che gli antichi romani le usavano per farne mascheroni con cui nascondere il viso in certe feste della loro tradizione. Fiorisce nel secondo anno di vita e il primo anno produce soltanto un cespuglio di foglie, che sono le migliori. Ma non volendo attendere può incominciare in qualunque momento e, se non trova di meglio, anche con le foglie di due anni.
Procuratasi un buon quantitativo di foglie scarti le nervature più grosse e, dopo averle tagliate a pezzetti, le triti minutamente. Bagni le foglie tritate con un po’ d’acqua (circa metà del volume delle foglie stesse) e le riscaldi fino al punto di bollore per favorire la fuoriuscita del succo ancora trattenuto nelle fibre. Poi sprema bene il tutto con l’aiuto di un colino. Tenuta da parte una mezza tazzina di liquido da usare subito, versi il rimanente in un sacchetto per fare cubetti di ghiaccio, avrà così una scorta pronta per una cura di almeno quindici giorni. Per il trattamento, da fare prima di andare a letto, bisogna passare il liquido a temperatura ambiente sulla parte interessata con la punta delle dita, più e più volte, lasciandolo asciugare ogni volta, finchè non sia tutto consumato. Quindici giorni dovrebbero bastare per vedere un notevole miglioramento.

Per far maturare e suppurare un foruncolo

1 Il sistema più blando e semplice sono gli impacchi di acqua calda e sale (con cui imbevere un po’ di cotone idrofilo), da sostituire mano a mano che si raffreddano per almeno mezz’ora o anche più a lungo.
2 Più efficaci sono gli impiastri di farina di lino, preparati con lo stesso sistema che consiglio qui ma naturalmente in dosi più ridotte e avvolgendo l'impacco soltanto con una tela leggera. Ne ho sperimentato l’efficacia nel caso di sacche infette formatesi dopo la rimozione chirurgica delle cisti e possono essere ripetuti più giorni di seguito, finché l’infezione (perché di infezione si tratta pur sempre) non si risolve.
3 Il dottor Valnet, lo studioso francese inventore dell’aromoterapia, consiglia invece un impacco di foglie di cavolo, tagliate a listarelle, pestate per farne uscire il succo, leggermente scaldate e applicate in più strati sovrapposti. Non l’ho mai sperimentato ma sembra convincente
4 Infine per disinfiammare un foruncolo e fermarne la crescita è utile qualche goccia di propoli in soluzione alcolica al 30%.

 

vedi anche Bardana per uso interno contro l'acne
 

Sulla Bardana: tradizione e antichi erbari

Un antico proverbio dice: «Se la vecchiaia vuoi tener lontana fatti amiche cicoria e bardana»!
Fu Linneo che nel 1735 introdusse la nomenclatura Arctium Lappa, avvalendosi per il genere del greco «Arktos» = orso e per la specie del celtico «llap» = mano. Il primo si riferisce alla villosità della pianta, il secondo alle squamette che accompagnano i capolini, uncinate, che hanno la caratteristica di attaccarsi, come potrebbe fare una mano.
Come si chiamasse prima è più difficile da stabilire. Senz'altro anche Virgilio usava il nome Lapp (Georg. I, 153), ma sembra fosse più nota col nome di Personata (dal greco Persona-maschera), perché le foglie venivano usate nei teatri da coloro che non si volevano far riconoscere e che nascondevano la propria faccia con le fronde di Bardana.
La parola Bardana o Bardena è dell' Alto Medio-evo e designava anche la Tussilago e la Petasites. C'è chi la fa derivare dal greco «Bard-tas», via, perché la pianta vegeta lungo le strade.
I francesi fanno derivare il nome «Bardane» da «le barde», il larderello, perché la foglia grassa ricorda la fetta di lardo con la quale si avvolgono gli uccellini da mettere allo spiedo. Per i tedeschi è Klette e per gli inglesi Burdock.
Alcuni nomi popolari italiani sono il ligure «Lappoa», il lombardo «spina buoi», e l'emiliano «lapo o pizzica buoi». C'è da dire che la proprietà di attaccarsi al pelo degli animali è senz'altro un artificio a cui ricorre la pianta per disperdere nell'ambiente i suoi semi e spesso i suoi migliori veicoli sono le placide e ignare pecore, nel cui vello le lappole trovano un facile appiglio. Altro nome popolare è il sardo «cardu tingiousu». Pare infatti che, grazie forse alle sue proprietà depurative, la Bardana fosse chiamata «erba dei tignosi» in varie zone d'Italia.
Sui vecchi trattati di erboristeria si trova la Bardana ottimamente impiegata nella cura dei reumatismi, distendendo le sue larghe foglie sulla parte dolente, mentre le radici conservate nello zuccchero vengono somministrate a digiuno come rimedio per le affezioni polmonari. Ancora oggi nelle nostre campagne si usano radici di Lappola sotto forma di decotti, infusi o tisane come depurativi o diuretici, oppure, per uso esterno, ridotte in polvere come detersive e cicatrizzanti. Un rimedio popolare della regione abruzzese è il decotto di Bardana contro la rosolia: «50 grammi di radice e un poco di liquirizia per un litro di acqua, si fa bollire per 15 minuti e si somministra al bambino un cucchiaino ogni 15 minuti addolcito con miele».
Ma arriviamo ai vecchi erbari ... Ecco che sul Castore Durante, a proposito degli usi esterni della Bardana, leggiamo: «le foglie fresche si applicano esternamente alle vecchie ulcere perché estinguono il calore e mitigano il dolore ... posti sopra i membri rotti e dislocati giovano grandemente... Applicate ai febbricitanti mitigano la febbre e il calore. La radice, pesta con sale, applicata, sana i morsi dei cani rabbiosi». Questa proprietà «antivelenifera» è sottolineata sia da Durante che da Culpeper, da cui infatti troviamo: «Il succo delle foglie o piuttosto delle radici stesse dato da bere con vino vecchio, è ottimo contro il morso dei serpenti. Inoltre il succo delle foglie bevuto con miele, provoca urina e "rimedia i dolori alla vescica"; mentre il seme bevuto per 14 giorni è di aiuto per la sciatica, e le foglie cotte con bianco d'uovo sono applicate sulle bruciature».
L'attenzione di Culpeper per questa pianta è in fondo diretta a sottolinearne le proprietà «veneree» e quindi femminili. È infatti sotto il dominio di Venere che egli la classifica ed è per questo che la ritiene anche adatta alla cura di molti disturbi femminili, in particolare alle difficoltà che una donna può incontrare nel generare.
A questo proposito, da «Un'Inedito Erbario Farmaceutico Medioevale», rileviamo: «Ad feminam que non posset infantare. Recipe Bardenam et bibat cum aqua calida et infantabit».

Secondo Durante invece :« ... Il seme bevuto con vino per quaranta giorni al peso di una dracma, risana la sciatica, e mitiga il dolore dei fianchi, giova a quelli che patiscono di renella ... e a quelli che è stata cavata la pietra proibisce che non rinasca, il medesimo fa ancora la decozione della radice, la quale condita con zucchero è utilissima a coloro che patiscono dissenteria e renella».

Per una pelle di giglio perfettamente si «bilancia» in Bardana l'effetto dell'azione interna con quella esterna sull'organismo umano. Ad una depurazione del sangue tramite infusi e decotti, corrisponde la possibilità di ridonare anche esternamente salute alla pelle applicando direttamente creme, impacchi di foglie ecc., contro acne, seborrea e dermatosi varie. Ecco un'antica ricetta consigliata per avere la pelle bella e candida come un giglio.
«Prendi latte di asina e di capra dal pelo rossiccio, nel quale sia tenuta a macero Bardana, radici di asparago, e bulbi di giglio bianco. Filtrare e passare sul volto con un poco di mollica di pane bagnata nel liquido, e ciò per tutto il tempo occorrente a recitare tre volte il "Credo"».

Nel 1738 il Baglivi scriveva: «Radix Bardanae a pluribus doctissimis viris pro magno secreto habetur ad curandam luem gallicarn». La lue gallica è la famigerata sifilide. Fin dal secolo scorso in molti testi di phitoterapia si parlava della Bardana come specifico nella cura delle malattie veneree.
Si favoleggia che già Enrico III re di Francia e di Polonia, in pieno secolo XVI fosse stato guarito dalla sifilide e dalla febbre quartana grazie alla prodiga e «venerabile» Bardana!

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